Glossary entry (derived from question below)
German term or phrase:
Feuergold
Italian translation:
tassa / gabello per (la cura e l’alimentazione del) fuoco (del faro)
Added to glossary by
Cristina Bufi Poecksteiner, M.A.
Nov 5, 2009 11:59
14 yrs ago
German term
Feuergold
German to Italian
Art/Literary
Ships, Sailing, Maritime
È l'imposta che si pagava nel Medioevo per la manutenzione dei fari. Qualcuno sa se c'è un traducente in italiano?
Proposed translations
(Italian)
3 | tassa / gabello per (la cura e l’alimentazione) del fuoco (del faro) | Cristina Bufi Poecksteiner, M.A. |
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Proposed translations
1 hr
Selected
tassa / gabello per (la cura e l’alimentazione) del fuoco (del faro)
Per il mantenimento dei fari nei porti tutte le navi in entrata erano obbligate a pagare una <B>tassa che permettava la cura e l’alimentazione del fuoco sulla sommità del faro stesso</B>.
http://www.ilmondodeifari.com/i_fari_e_la_loro_evoluzione_at...
Le origini della Lanterna sono molto incerte e avvolte nella leggenda. Alcune fonti dicono che fu innalzata dopo la vittoria sui pisani alle secche della Meloria nel 1284, altre fanno risalire la sua costruzione al 1303, subito dopo il crollo definitivo del Faro di Alessandria, ma pare quasi certo che intorno al 1129, in una località chiamata “Ca’ de Fà” (Capo di Faro), verso il ponente genovese, sull’estremità della collina di San Benigno, sia stata eretta una torre, forse la prima e forse no, la cui cura, con un decreto detto “delle prestazioni”, venne affidata a quelli che oggi sono gli abitanti di Sampierdarena. “Habent facere guardiam ad turrem capiti fari”, questo il loro compito insieme a quello di <B>rifornire costantemente la torre con fasci di “brugo” (erica secca) e “brisca” (ginestra secca) che servivano per alimentare il fuoco sulla torre</B>. Questo combustibile era facilmente reperibile su tutte le alture che circondano la città, erba caratteristica delle nostre colline e di tutto il bacino del Mediterraneo. <B>Nonostante la torre, si continuava a tenere accesi dei fuochi sulle alture intorno alla città, che venivano alimentati con erica scoparia e ginestra</B>.
Dai registri della locale autorità marittima dell’XII secolo risulta che niente veniva tralasciato per la cura e la manutenzione della torre, e risale al 1161 una disposizione che obbliga ogni nave in arrivo a pagare una <B>tassa che contribuiva a coprire le spese per tenere acceso il fuoco</B>. Non doveva essere un’impresa facile alimentare ogni notte quella torre, che oggi non possiamo immaginare come fosse, né come gli uomini potessero accedere alla sua sommità. Sembra più probabile che una “coffa” o cesta, sicuramente di ferro, venisse riempita e poi sollevata fino alla cima, ma dobbiamo affidarci ai se e ai ma, perché è solo nel 1371 che troviamo una prima immagine della lanterna riprodotta a penna sulla copertina di un manuale dei “Salvatori del Porto”, gestori del porto dal 1290 e che, dal 1340, erano anche i custodi del faro. In questo manuale si trovano anche registrate le spese sostenute per l’illuminazione del faro e le nomine dei guardiani. Nel frattempo però la torre aveva già affrontato molte traversie.
http://www.frillieditori.com/books/raccontifari_estratto.htm
http://www.ilmondodeifari.com/i_fari_e_la_loro_evoluzione_at...
Le origini della Lanterna sono molto incerte e avvolte nella leggenda. Alcune fonti dicono che fu innalzata dopo la vittoria sui pisani alle secche della Meloria nel 1284, altre fanno risalire la sua costruzione al 1303, subito dopo il crollo definitivo del Faro di Alessandria, ma pare quasi certo che intorno al 1129, in una località chiamata “Ca’ de Fà” (Capo di Faro), verso il ponente genovese, sull’estremità della collina di San Benigno, sia stata eretta una torre, forse la prima e forse no, la cui cura, con un decreto detto “delle prestazioni”, venne affidata a quelli che oggi sono gli abitanti di Sampierdarena. “Habent facere guardiam ad turrem capiti fari”, questo il loro compito insieme a quello di <B>rifornire costantemente la torre con fasci di “brugo” (erica secca) e “brisca” (ginestra secca) che servivano per alimentare il fuoco sulla torre</B>. Questo combustibile era facilmente reperibile su tutte le alture che circondano la città, erba caratteristica delle nostre colline e di tutto il bacino del Mediterraneo. <B>Nonostante la torre, si continuava a tenere accesi dei fuochi sulle alture intorno alla città, che venivano alimentati con erica scoparia e ginestra</B>.
Dai registri della locale autorità marittima dell’XII secolo risulta che niente veniva tralasciato per la cura e la manutenzione della torre, e risale al 1161 una disposizione che obbliga ogni nave in arrivo a pagare una <B>tassa che contribuiva a coprire le spese per tenere acceso il fuoco</B>. Non doveva essere un’impresa facile alimentare ogni notte quella torre, che oggi non possiamo immaginare come fosse, né come gli uomini potessero accedere alla sua sommità. Sembra più probabile che una “coffa” o cesta, sicuramente di ferro, venisse riempita e poi sollevata fino alla cima, ma dobbiamo affidarci ai se e ai ma, perché è solo nel 1371 che troviamo una prima immagine della lanterna riprodotta a penna sulla copertina di un manuale dei “Salvatori del Porto”, gestori del porto dal 1290 e che, dal 1340, erano anche i custodi del faro. In questo manuale si trovano anche registrate le spese sostenute per l’illuminazione del faro e le nomine dei guardiani. Nel frattempo però la torre aveva già affrontato molte traversie.
http://www.frillieditori.com/books/raccontifari_estratto.htm
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